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8 Marzo 2018

UN PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI AMANTI DELLE DINO

Tutti gli appassionati ed amanti delle vetture equipaggiate col motore Dino hanno ora a disposizione un punto di riferimento dove trovare tutto ciò che riguarda la propria auto e passione. Era il 1956 quando il primo motore della serie Dino Ferrari 6 cilindri emise il primo ruggito e da allora, il suono di questo motore ha incantato e continua ad incantare milioni di fan. Per le persone che hanno la fortuna di possedere uno di questi motori, capolavoro di ingegneria automobilistica, da qualche mese c’è un punto di riferimento dove rivolgersi per consulenze, restauri, manutenzioni e pezzi di ricambio.

La notevole esperienza maturata in anni di impegni sostenuti dalla grande passione per le auto ed il mondo che ruota attorno alle auto e motori Dino, ha fatto nascere prima il Club Dino Italia e da qualche mese Dino Point.

In una vecchia fabbrica tessile con spettacolare vista sul fiume Brembo a Brembate Sopra in provincia di Bergamo i clienti proprietari di auto a marchio Dino, e quelli che lo vorranno diventare, troveranno in Walter ed nel figlio Marco tutta l’esperienza e conoscenza acquisita in anni di passione, in un luogo ampio, luminoso, ordinato, pulito come una sala operatoria, fra attrezzature di ultima generazione e personale qualificato ed esperto, un’area di oltre 1100 mq. di laboratorio ed 800 di magazzino con la collezione più importante e completa di ricambi originali Dino al mondo.

Un team di esperti meccanici, elettricisti e carrozzieri sono a disposizione per qualsiasi richiesta relativa a operazioni di manutenzione, restauro, fornitura di ricambi, messa a punto e molto altro, garantendo il miglior servizio e la massima cura nei particolari.

Per la sicurezza, l’affidabilità, la guidabilità, il comfort e la longevità i meccanici ispezionano e testano le condizioni della meccanica, motore, sterzo, freni, gli organi soggetti ad usura. A fine ispezione suggeriscono e preventivano i lavori necessari, con la sostituzione delle parti danneggiate o usurate se necessaria per evitare anche possibili gravi danni come, per esempio, la sostituzione della cinghia di distribuzione la cui rottura comprometterebbe seriamente il motore.

Oltre alla parte meccanica il team di Dino Point esegue restauri completi o parziali, della carrozzeria, degli interni, dell’impianto elettrico, degli strumenti di bordo, ripristinando all’origine ogni componente.

Ripristinare il corpo di una vettura non significa solo ridipingere e donando all’auto un aspetto migliore, bensì garantire lunga vita alla struttura e a tutte le sue parti metalliche.

Per fare ciò servono mani e competenze esperte, quelle che si possono trovare alla Dino Point.

Un po’ di storia della Dino: quando Alfredo (Dino) nacque, il suo destino era quasi certo. Sarebbe stato difficile deviare dal percorso che suo padre Enzo aveva immaginato per lui, ma riuscì comunque a fuggire dalla grande ombra del maestro dei motori V12 per dare il suo nome ad una lunga serie di motori e macchine che insieme alla Fiat cambiò la storia automobilistica Ferrari.

Durante la prima metà degli anni 50, prima di ammalarsi, Dino lavorò insieme ad altri ingeneri Ferrari (come Aurelio Lampredi) sui motori V6. Ammalatosi nel 1955 morì nel giugno 1956 a solo 24 anni.

Enzo, disperato, decise di nominare “Dino” ogni motore V6 prodotto dalla Ferrari. L’ingegnere Jano proseguì il lavoro e durante lo stesso 1956 il primo motore V6 fu messo sul banco di prova della fabbrica Ferrari. L’anno successivo vide la prima macchina con motore Dino correre. Era il Tipo 156 con motore cilindrata 1498 e l’angolo dei banchi era di 65°.

Dino diede inizio così ad una lunga storia di macchine da corsa e da strada con numerose partecipazioni a gare di ogni tipo. Il primo traguardo rilevante fu raggiunto nel 1958 quando Mike Hawthorn diventò campione del mondo F1 al volante di una Dino 246 F1 e 256 F1, ma la Ferrari dovette aspettare fino al 1961 per diventare campione del mondo nel momento stesso in cui Phil Hill vinse al volante di una 156 F1.

Le Dino si fecero notare anche nelle gare in salita, conquistando il campionato d’ Europa per ben tre volte con una Dino 196SP (1962) e le Dino 206P e 206S spider (1965 e 1966).

Si susseguirono vittorie anche in F2 con De Adamich che diventò campione nel 1968 nell’ abitacolo di una Dino 166.

La decisione che la FIA prese nel 1964 per quanto riguarda la stagione del 1967 fu forse il momento più significativo nella storia della Dino. Le nuove regole specificavano che per correre in F2 nel 1967, ogni macchina doveva essere dotata di un motore che fosse stato già omologato in una macchina di serie e costruito in almeno 500 esemplari.

All’ epoca, la Ferrari non aveva le risorse (o la volontà) di creare una macchina da strada in tale quantità in quanto produceva in piccola serie, manualmente, e la principale attività era quella di correre (e vincere).

Enzo Ferrari diede inizio ad un dialogo con Giovanni Agnelli (presidente della FIAT) che culminò in un accordo ufficialmente presentato alla stampa il 1° marzo 1965 in cui la Ferrari progettava il motore mentre la FIAT disegnava una macchina e costruiva sia la macchina che il motore in numero sufficiente per ottenere l’omologazione in F2.

Non c’era un momento da perdere e infatti le due grandi aziende lavorarono insieme per fare il tutto in solo 18 mesi, piuttosto inusuale visto che la FIAT solitamente lavorava con tempi molto più lunghi (fino a 10 anni per un modello completamente nuovo). Il prodotto finale fu la FIAT Dino Spider 2000 prima serie che legava la casa Torinese con il cavallo rampante di Maranello destando molto interesse nel nuovo modello FIAT.

Il motore fu pronto per correre nel 1967 per la Ferrari e come prima accennato vinse il campionato del mondo F2 nel 1968.

L’uscita della FIAT Dino Spider (carrozzeria Pininfarina) fu seguita poco dopo da una versione Coupé (carrozzeria Bertone) sempre con il motore 2000. Per il 1969 la FIAT cominciò a vendere la versione 2400 che aveva il blocco del motore in ghisa anziché in alluminio come la 2000.

Vennero apportate anche diverse modifiche a livello estetico per rendere il “look” più coerente. Dopo 5 anni di produzione e circa 7,600 esemplari costruiti in versione 2000 e 2400, Spider e Coupé, l’ultima FIAT Dino uscì dalla fabbrica nel gennaio 1972.

La Ferrari volle anche dare origine ad una macchina da strada in modo da usare questo nuovo motore e commissionò a Pininfarina la progettazione. Dopo il prototipo “Dino Berlinetta Speciale” (presentato la prima volta al Salone di Parigi nel 1965), Aldo Brovarone produsse le bellissime Dino 206GT, 246GT e 246GTS.

Infatti queste macchine erano dotate dello stesso motore Fiat Dino anche se qualche modifica interna era dovuta per erogare una potenza massima oltre i 180CV anziché i 160CV dichiarate per la Fiat Dino (per i modelli con cilindrata 2000).

www.dinopoint.it

Rombi d’epoca 08.03.2018

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