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20 Febbraio 2018

MON AMI ITALIEN: ‘LE RALLYE EST LE RALLYE!!!

La locandina del 21esimo Rallye Monte-Carlo Historique edizione 2018 in programma dal 31 Gennaio al 7 Febbraio era dedicata alla vittoria di 65 anni fa, nel 1953, della Ford Zephyr di Gatsonides/Worledge, raffigurata in dipinto su sfondo montano innevato accostata ad una lussureggiante palma sul mare assolato del principato.

Di certo la Zephyr non fa pensare ad un rally, ci si aspetterebbe più una coloratissima coupè sportiva, magari di traverso su un tornante, ma il Monte-Carlo Historique è una gara di regolarità che si svolge su strade aperte al normale traffico quotidiano nel rispetto delle regole del codice della strada ed i tratti di prove sono da percorrere ad una velocità media sempre entro i limiti, al massimo di 50 km/h, si può partecipare anche con auto strettamente stradali, ma i più scelgono ex rally o con livree replica di quelle che lo hanno reso famoso, il cui modello ha partecipato in una delle edizioni tra il 1955 (25°) e il 1980 (48°). Le iscrizioni arrivate da tutto il mondo hanno superano di gran lunga i 317 ammessi, compito dell’organizzatore selezionare le auto più significative diversificando i modelli prediligendo quelle più datate, rare e con importante palmarès sportivo, compreso quello dell’equipaggio.

Lo scenario e l’aria che si respira sono quelli dei rally anni 70/80, colorate auto fra i paesini tipici francesi, furgoni di assistenza fermi a bordo strada e scorrazzanti fra le strette stradine montane carichi di taniche di benzina e gomme chiodate, pronti alla piena efficienza del mezzo.

Partecipare al Monte con un’ultra quarant’enne prevede quindi un’accurata preparazione e messa a punto prima della gara con accurato controllo di ogni componente. Tralasciare il ben che minimo particolare potrebbe compromettere l’intera gara. Scegliere un’auto ex rally o con tali specifiche piuttosto che una stradale può fare la differenza. Essendo una lunga maratona si dovrebbe preferire la durata alle prestazioni, infatti non servono cavalli e potenza, viene premiata la costanza, la precisione, la strategia, la scelta della media da seguire, in questa edizione ben 239 hanno scelto quella alta, 57 l’intermedia e 20 la bassa, dati significativi circa lo spirito volto più al divertimento che alla classifica.

Può inoltre fare la differenza, per chi punta alla classifica, partire fra i primi o gli ultimi, in condizioni di neve sulla carreggiata, per esempio, gli ultimi sono avvantaggiati dalla strada pulita dal passaggio dei primi.

La maggior parte va al ‘Monte’ per divertirsi. In molti scelgono auto ex rally per godere del piacere dei traversi sulla neve, dove le condizioni lo permettono, sempre rimanendo nei limiti della sicurezza, altrimenti le penalità sono elevate, fino all’esclusione. Si partecipa soprattutto per esserci, per vivere con emozione lo scenario dei rally d’un tempo.

Altro aspetto da non sottovalutare è predisporre un’assistenza con uomini pronti ad ingegnarsi per risolvere ogni possibile guaio meccanico si possa verificare. C’è chi ha dovuto abbandonare per un banale piccolo pezzo di fil di ferro, alla quarta prova e chi ancor prima delle verifiche per rottura del motore. Oltre 50 gli equipaggi nella classifica finale dei ritirati, la maggior parte a causa di guasto meccanico, qualcuno per aver perso la tabella di marcia, chi per non aver rispettato le regole, pochi per uscita di strada.

Alla fine i 259 equipaggi classificati si sono ritrovati insieme ai ritirati alla tradizionale grande festa finale con cena di gala e premiazioni.

Dispiace per quel gruppo di circa trenta concorrenti pesantemente penalizzati per il tappo creato in prova cronometrata dall’auto di un concorrente finita di traverso impedendo il transito, proprio in un tratto innevato e stretto. Fra loro anche chi si trovava nelle prime posizioni in lotta per il podio. Nulla è servita la segnalazione in direzione gara: ‘mon ami: le rallye est le rallye’

Chissà cosa sarebbe successo se fosse accaduto a qualcun altro!

Quindi, per primeggiare non è sufficiente essere bravi, avere l’auto performante, preparare la gara provando il percorso mesi e mesi prima, avere il cruscotto pieno di strumenti tecnologici, le gomme giuste, trovare le condizioni meteo ideali, è necessaria anche una grande dose di fortuna!

Insidiosa massacrante maratona per uomini e mezzi, già all’arrivo della prima tappa, quella di concentramento, sabato pomeriggio dalle ore 15 in poi nel centro di Valence, i piloti erano in uno stato fisico e mentale piuttosto provato dopo oltre 24 ore di guida ininterrotta, visivamente bisognosi di riposo. Lasciate le auto in regime di parco chiuso sulla spianata di Champ de Mars fra il festoso pubblico presente, i piloti sono stati accompagnati nei rispettivi hotel dai vari bus navetta messi a disposizione dall’organizzatore, l’Automobil Club di Monaco, efficiente come sempre.

A Valence sull’auto apripista è giunto il mitico Jean Ragnotti e non si è risparmiato a selfie con i fans, noi compresi, fra sorrisi e stretta di mano, un pilota d’altri tempi.

Domenica mattina la tappa immancabile alla ‘Remise’ con la calorosa accoglienza dei fratelli Jouanny, Yves e Yvette con le loro tartine di mele e caffè caldo, tra foto, locandine e alcune fra le pagine più belle dello sport automobilistico, articoli di giornali e riviste, ricordi di un’era passata e contemporanea, ora in bella mostra appesi alla parete anche i nostri articoli della scorsa edizione. Con negli occhi l’emozione e la gioia di un bambino Yves indaffarato ad abbracciare e salutare tutti, nuovi e vecchi amici, in una grande festa. Anche noi non ci siamo persi un saluto con selfie col pluricampione Daniel Elena in gara da pilota con la sua Golf e non abbiamo potuto fare a meno di fare la differenza con l’incontro del giorno prima con il campione d’altri tempi, costatando, purtroppo, il cambio generazionale. Due mondi ed ere differenti.

Rispetto alla scorsa edizione s’è vista più neve su alcune prove, lunedì 5 anche una timida precipitazione nevosa proprio durante il passaggio sulla prima prova del giorno, sul Col de l’Echarasson, quella con il fondo più insidioso, innevato e ghiacciato, percorso al mattino in un verso ed al contrario la sera, prima di far ritorno a Valence.

In questa edizione hanno partecipato alcuni dei numi che hanno contribuito alla storia del ‘vero’ rallye: Guy Frequelin su una delle Renault 5 ufficiali in livrea giallo/rosso, Bob Neyret con la Citroen SM Maserati, Bruno Saby navigato dal figlio sulla simpatica piccola Vespa 400, Jurgen Barth navigato come nel 1980 da Kussmaul Roland con la stessa Porsche 924 turbo, dopo la prima partecipazione dell’anno scorso ci hanno riconfermato la loro poca propensione alla ‘media’ preferendo la velocità, ma il fascino del Monte è contagioso e non hanno potuto far a meno di tornare, così come faranno in molti quando apriranno le iscrizioni all’edizione 2019.

Rombi d’epoca 20.02.2018

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